Capperi! Beh, forse capperi non è il modo giusto con cui iniziare
un post… ma bisogna proprio dirlo… Capperi! Sono passati 10 anni da quando il
Vince ha preso un’altra strada, da quando – sì, insomma, per farla breve – è andato
in un’altra dimensione.
La compagnia di teatro ha proseguito il percorso, ha fatto
tesoro di insegnamenti ed esperienza e ha iniziato a tracciare un nuovo
cammino.
Le radici si fanno forti, scavano il terreno e sorreggono il
fusto che s’innalza e che a Primavera si rinnova di nuovi rami e germogli.
Così è stato veramente. Non ci si è arrestati e dopo dieci
anni ci si è fermati e con un grande “capperi!” ci si è accorti della strada
percorsa. Ce l’abbiamo fatta. Portiamo i doni dentro di noi e siamo pronti a condividerli
con gratitudine.
Dimenticare il dolore è un’offesa alla natura delle cose.
Sarebbe come impedire all'acqua di scavare il letto del fiume. L’acqua ferma
imputridisce, quindi è giusto che scavi, si apra strade e scorra. Il dolore si
trasforma in un sospiro, in un sorriso, in un ricordo delicato e affettuoso. Si
dimenticano altre cose, superflue, ingannevoli. I graffi, quelli si dimenticano.
La sostanza trova il proprio spazio nei solchi che non avremmo voluto vedere e
prende la sua strada con forza, vitalità, energia.
Per questo ci siamo dedicati a un omaggio. La commozione ce
la siamo gestita ognuno dentro il proprio cuore, sciolta in una carezza, in un
sorriso per la commozione dell’altro.
Ed è nato un bello spettacolo, tosto, sentito, dove la
musica si è indissolubilmente intrecciata alla potenza della parola. Dove il
fiato il suono e l’espressione hanno raccontato in maniera naturale la vita che
scaturisce.
Siamo partiti dalle atmosfere più tenebrose, più
drammatiche, per risalire attraverso le invettive alla presa di coscienza, alla
consapevolezza più pura.
Non c’è tristezza, compianto o rimpianto. C’è gratitudine,
amore e consapevolezza.
Grazie a tutti coloro – attori, musicisti e spettatori - che
hanno avuto il coraggio di affrontare qualcosa che poteva essere rischioso - la
potenza del ricordo di una persona speciale che non c’è più – e che hanno
contribuito invece a una grande festa in omaggio di uno straordinario poeta.
Se non si ha il coraggio di prendersi il rischio della
commozione, dell’emozione, della scoperta del sé non si ha il diritto di dirsi artisti.
Non si ha ragione di dirsi appassionati d'arte. Non si ha nemmeno il diritto di
dirsi umani.
E che capperi!
"La pianta del cappero si
allarga nel tempo in forma circolare, piena e vigorosa.
Il cappero è una pianta
generosa. Ci regala fiori bellissimi dai grandi petali bianchi e dagli stami
violacei visibilissimi per l’accentuato contrasto di colore, offrono boccioli e
frutti eduli, radici dalle virtù medicamentose, ma più di ogni altra cosa è
impagabile la tranquilla bellezza che una pianta di cappero regala ad un muro,
sa di casa, di famiglia, di tempo passato. E non diamoci pensiero per le
radici, per quanto ben sviluppate, potranno scrostarlo il muro di casa, ma mai
portarne al crollo."
Info tratte da: www.giardini.biz